sabato 8 marzo 2014

12 anni schiavo

Ho visto 12 anni schiavo.
Insieme a mio figlio.

Non è la prima volta che ho l'opportunità di vedere o leggere questo tipo di contenuti.
Sono comunque sempre belli da vedere. In fondo solo 150 anni fa la più grande potenza mondiale della democrazia odierna aveva ancora la schiavitù!

Il regista ha uno stile particolare quasi iconografico, teatrale.
Lento, per episodi con una fluidità che attraversa scene che sono staccate l'una dall'altra quasi indipendenti, l'una dall'altra.

Aiutato da una ottima fotografia usa la camera con molta lentezza.

Ci sono almeno tre scene molto lente. Una di queste è quella della quasi impiccagione, in cui Solomon il protagonista rimane appeso come un impiccato con le mani legate toccando il terreno con la punta dei piedi e su un pezzo di terra scivoloso e fangoso che lo costringe continuamente a riguadagnare, con la punta dei piedi, continuamente, istante dopo istante senza mai aver raggiunto un punto di riposo, quei millimetri che separano la sua vita dalla morte.
Questa scena dura almeno tre lunghissimi minuti con inquadrature lente e contrapposte mentre sullo sfondo gli altri negri continuano per timore a svolgere le solite mansioni senza interferire con la sua sorte.
C'è il contrasto tra la quasi morte drammatica di Solomon e la "quasi" morte degli altri negri ormai spenti di fronte ad ogni dramma. Impotenti a prendere alcuna decisione per la vita bloccati dalla paura e dal terrore, ormai dalla rassegnazione.

Ed il giorno lentamente si spegne.
La luce sta quasi per andarsene e Solomon lotta ancora. Verso sera (almeno quattro minuti di ripresa dopo) arriva il "buon" padrone che lo salverà.

La colonna sonora ripropone un suono del pianoforte duro, lento pesante.
Ma in fondo le note che accompagnano storie tristi ed impossibili sono sempre le stesse, perché dovrei sorprendermi?

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